Il lavoro di Noah (Stoccolma, 1993) indaga la forma umana e gli stati psicologici, esplorando il modo in cui interagiamo con ciò che ci circonda.
Le sue opere si muovono lungo la sottile linea tra ciò che è visibile e ciò che è percepito, rivelando una dimensione intima e profondamente umana. Attraverso composizioni attentamente costruite, l’artista attinge alla propria esperienza personale, scegliendo come soggetti amici, amanti e familiari. Queste presenze svelano momenti di vulnerabilità e connessione, raccontando storie di convivenza, amore, disillusione e quotidianità condivisa negli spazi limitati della vita di tutti i giorni.
Le opere di Noah ci ricordano che le nostre vite non sono mai davvero banali ma che la percezione che ne abbiamo rischia di diventarlo. È qui che la pittura interviene, opponendosi all’assuefazione dello sguardo. Nei suoi ritratti, brutali e teneri al tempo stesso, la vita quotidiana in un appartamento di Stoccolma si rivela senza filtri. Noah non ci invita a guardare la sua realtà, bensì a scrutare la nostra attraverso i suoi occhi, chiedendoci, con discreta insistenza, di cogliere ciò che accade, anche nei giorni apparentemente privi di eventi.
Regista della luce, riconosciuto a livello internazionale nel mondo della fotografia, Noah intreccia il suo lavoro pittorico con una profonda consapevolezza della storia dell’immagine. Per lui, il gesto pittorico è uno strumento potente, capace di generare tanto l’astrazione più pura quanto la resa fotorealistica. Tuttavia, è nelle zone di confine tra questi estremi che nasce il suo linguaggio: un colore che vibra, una linea trattenuta, una sedia dipinta con fatica, o una luce tenue che scivola su una parete opaca, rendendo invisibile ciò che esiste, se non si guarda con occhi socchiusi.
Nel cuore della sua ricerca c’è il desiderio profondo di capire come l’occhio può essere guidato, sedotto, ingannato. Le sue tele non si lasciano mai afferrare del tutto; proprio quando si crede di averle comprese, si aprono a nuove letture. Così si manifesta il suo talento narrativo: ogni opera è un invito silenzioso a restare, a guardare ancora, a scoprire di più.
Noah Beyene vive e lavora tra Londra e Stoccolma.
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Il lavoro di Noah (Stoccolma, 1993) indaga la forma umana e gli stati psicologici, esplorando il modo in cui interagiamo con ciò che ci circonda.
Le sue opere si muovono lungo la sottile linea tra ciò che è visibile e ciò che è percepito, rivelando una dimensione intima e profondamente umana. Attraverso composizioni attentamente costruite, l’artista attinge alla propria esperienza personale, scegliendo come soggetti amici, amanti e familiari. Queste presenze svelano momenti di vulnerabilità e connessione, raccontando storie di convivenza, amore, disillusione e quotidianità condivisa negli spazi limitati della vita di tutti i giorni.
Le opere di Noah ci ricordano che le nostre vite non sono mai davvero banali ma che la percezione che ne abbiamo rischia di diventarlo. È qui che la pittura interviene, opponendosi all’assuefazione dello sguardo. Nei suoi ritratti, brutali e teneri al tempo stesso, la vita quotidiana in un appartamento di Stoccolma si rivela senza filtri. Noah non...
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