Noah Beyene offre un’esplorazione profondamente personale del genere umano, degli stati psicologici, esplorando il modo in cui interagiamo con ciò che ci circonda. Con un’eredità mista etiope e svedese, i suoi dipinti colmano il divario tra il visibile e il percepito, trasformando momenti di quieta introspezione e vulnerabilità in toccanti narrazioni visive. Attraverso la sua arte, Beyene cattura la fragilità di momenti intimi, raffigurando amici e familiari in composizioni che sfidano le convenzioni della pittura figurativa contemporanea.
Il suo lavoro è complesso perché pone il pubblico di fronte a una doppia lettura: genera un senso di accoglienza e bellezza pur rappresentando qualcosa di inquietante, creando così un potente attrito tra l’immagine e le emozioni che evoca.
La formazione professionale di Beyene nella fotografia e il suo riconosciuto lavoro come lighting director sono evidenti nel suo processo artistico. Dispone con cura e fotografa i suoi soggetti in contesti reali, per poi tradurli in pittura a olio, conferendo a ciascuna opera una qualità cinematografica unica. Il suo magistrale uso della luce e le audaci palette cromatiche creano scene allo stesso tempo meticolose nei dettagli ed evocative nell’atmosfera, oscillando tra fotorealismo e astrazione emotiva.
L’uso del colore giallo – al centro della sua tavolozza – è un motivo potente e ricorrente nella pratica di Beyene. Nelle tradizioni giudeo-cristiane, il giallo è spesso controverso, simbolo al contempo di luce divina e di tradimento, come nelle raffigurazioni di Giuda. Nei dipinti di Beyene assume ulteriori elementi di significato, rappresentando abbondanza e appartenenza, ma anche la luce naturale, chiudendo il cerchio con il background dell’artista.
Fulcro della mostra è il dipinto “Miracle of the Black Leg” che rielabora un cruento mito della storia dell’arte occidentale attraverso una lente personale e familiare. La leggenda originale, considerata il primo caso in cui un etiope è stato raffigurato nell’arte occidentale, racconta del sacrificio di un uomo nero per salvare un uomo bianco. Beyene rivendica questa narrazione reimmaginandola come una scena domestica e tranquilla.
Come afferma l’artista: «La mia versione reinterpreta questo mito attraverso una prospettiva familiare. Mia madre e mio padre siedono su un divano, guardandomi con calma; io indosso una veste, con le gambe appoggiate su un tavolo, su cui si trovano anche una caffettiera, una Croce d’Etiopia e un piccolo leone di cemento, segni culturali condivisi che fluttuano tra l’eredità svedese ed etiope».
Questi simboli – il caffè, la croce e il leone – assumono un nuovo significato nel contesto del dipinto, diventando punti di riferimento di identità e forza d’animo. Sotto il tavolo, un dettaglio apparentemente banale – un’aspirapolvere con un calzino nero incastrato nel beccuccio – funge da richiamo al «disordine che si nasconde dietro i simboli, a ciò che cerchiamo di cancellare o contenere».
I dipinti di Beyene invitano a un dialogo non solo con i soggetti raffigurati sulla tela, ma anche con la nostra vita interiore, rivelando la straordinaria profondità di sentimenti che abita negli angoli più silenziosi della nostra esistenza quotidiana. Mourning Light è un potente promemoria del fatto che le nostre storie più intime sono spesso le più profonde. (VVB)
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Noah Beyene offre un’esplorazione profondamente personale del genere umano, degli stati psicologici, esplorando il modo in cui interagiamo con ciò che ci circonda. Con un’eredità mista etiope e svedese, i suoi dipinti colmano il divario tra il visibile e il percepito, trasformando momenti di quieta introspezione e vulnerabilità in toccanti narrazioni visive. Attraverso la sua arte, Beyene cattura la fragilità di momenti intimi, raffigurando amici e familiari in composizioni che sfidano le convenzioni della pittura figurativa contemporanea.
Il suo lavoro è complesso perché pone il pubblico di fronte a una doppia lettura: genera un senso di accoglienza e bellezza pur rappresentando qualcosa di inquietante, creando così un potente attrito tra l’immagine e le emozioni...
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