Tanja Nis-Hansen (classe 1988, nata in Danimarca) presenta una serie di opere inedite in dialogo con alcuni suoi lavori precedenti. La mostra esamina e mette in discussione la relazione tra pittura e scrittura, le due pratiche principali dell’artista, affrontando anche gli aspetti psicologici legati alla risposta dell’uomo che si trova in un ambiente, interno o esterno, di disagio.
Attraverso una scenografia radicale e specifica nello spazio espositivo, accentuata da un wall painting testuale che riporta i messaggi criptici Big Burp e Creeping Ulcer, l’artista suggerisce innanzitutto una duplice lettura. Il carattere nero, nella sua forma vorticosa ma anche predominante e forte per le sue dimensioni e il suo colore, è allo stesso tempo informale e divertente. Ogni frase ha un ritmo diverso: uno rapido, l’altro lento. Accostando i due messaggi, che si riferiscono a condizioni del corpo, Nis-Hansen evidenzia i diversi livelli di urgenza con cui affrontiamo una crisi.
L’uso di elementi semiotici all’interno della pittura è una parte costante della ricerca artistica di Nis-Hansen e può essere intesa come una fascinazione per il linguaggio e la scrittura, nonché come un’inclinazione a trattare il testo come ornamento. Nel XX secolo i movimenti dell’Assurdo, del Dadaismo e del Surrealismo hanno rafforzato l’importanza della parola e del linguaggio, che in seguito è stato ancora più radicalizzato da gruppi di poeti d’avanguardia come L=A=N=G=U=A=G=E. Nelle pratiche pittoriche, artisti come Florentine Stettheimer, Marcel Duchamp, René Magritte e più tardi Alighiero Boetti, Barbara Kruger e Jenny Holzer utilizzano il potere delle parole per mettere in discussione la pratica stessa dell’arte e l’essenza del mondo che li circonda in un contesto geopolitico, sociale ed economico.
In Freaky Weather, Nis-Hansen lascia che il paesaggio semiotico delle pareti sia di tanto in tanto interrotto da dipinti su tela, come cerotti su ferite, che impediscono – in parte – la lettura del testo stesso. I dipinti accennano al surreale, come la maggior parte delle opere dell’artista, e offrono una varietà di interpretazioni sulla gestione di tematiche legate alla salute e al clima, questioni strettamente interconnesse. Trattando i dipinti come segni, il confine tra espressione pittorica e linguistica si confonde introducendo una discussione sul ruolo della pittura e sul modo in cui ne creiamo il significato.
Secondo i principi della semiotica, potremmo affermare che le opere in mostra sono tutte lettere di una frase sensata che l’artista conclude con un grosso punto sotto forma di lettera d’amore dai sentimenti contrastanti nel dipinto And When I Say “The World” I Mean “My Body” del 2022. Anche se vagamente allegro nel suo aspetto formale, il dipinto gioca con un confronto fatale tra l’essere in un corpo malato e l’essere in un mondo diventato malato quando viene definito come Sporco, cancerogeno, radioattivo, sudicio, mortale e dolente, tu sei tutto questo per me e molto di più. (VVB)
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Tanja Nis-Hansen (classe 1988, nata in Danimarca) presenta una serie di opere inedite in dialogo con alcuni suoi lavori precedenti. La mostra esamina e mette in discussione la relazione tra pittura e scrittura, le due pratiche principali dell’artista, affrontando anche gli aspetti psicologici legati alla risposta dell’uomo che si trova in un ambiente, interno o esterno, di disagio.
Attraverso una scenografia radicale e specifica nello spazio espositivo, accentuata da un wall painting testuale che riporta i messaggi criptici Big Burp e Creeping Ulcer, l’artista suggerisce innanzitutto una duplice lettura. Il carattere nero, nella sua forma vorticosa ma anche predominante e forte per le sue dimensioni e il suo colore, è allo stesso tempo informale e divertente. Ogni frase ha un ritmo diverso: uno rapido, l’altro lento. Accostando i due messaggi, che si riferiscono a condizioni del corpo, Nis-Hansen evidenzia i diversi livelli di urgenza...
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