Nelle mitologie ancestrali, fino ad arrivare alla storia moderna, le civiltà e le popolazioni hanno mantenuto vive le credenze, i miti, le favole e i precetti filosofici legati alla figura dei fratelli gemelli. Per esempio gli Ashvin (i “cavalieri” o i “domatori di cavalli”) interpretati dagli indù come i Nasatya (i gemelli divini), i Dioscuri (come Castore e Polluce nella cultura greca) e Romolo e Remo, i fondatori e costruttori di Roma. La figura dei gemelli è un elemento chiave dei miti fondativi della nostra cultura e letteratura.
Per approfondire la questione della dualità e, di contro, dell’assoluto, gli Yoruba (gruppo etno-linguistico dell'Africa occidentale) tendono a credere che ogni essere umano sia in attesa della sua controparte spirituale. Nel caso dei gemelli, essi vengono a vivere simultaneamente e sono legati per sempre. Hanno bisogno di rispettarsi e di amarsi a vicenda per mantenere l’equilibrio e l’armonia.
James Cherry mette in evidenza questi legami trattando i temi del tempo e della memoria, e creando una particolare sovrapposizione tra queste diverse nozioni e il modo in cui può confondere i confini della comprensione del pubblico. È alla ricerca di un percorso emotivo per portare avanti una personale trascrizione artistica dei propri sentimenti. Per farlo, ha deciso di “tagliare” e riscrivere diversamente i propri ricordi, e idealizzare scenari reali mescolati però con testimonianze, interpretazioni e spiegazioni personali. James Cherry è l’artista che ricrea i ricordi dei migliori amici e delle persone più care, è il protettore dello splendore e dei ricordi intatti. Per creare un contrasto con questa “solidità” James Cherry utilizza tecniche molto fragili e delicate che fanno eco alla “polvere” come qualcosa di effimero.
Allo stesso modo, il rapporto con “l’altro sé”, con il proprio doppio, è al centro della riflessione artistica di James Cherry, in cui è manifesta la volontà di voler annullare la sua “doppia identità”.
Essere un gemello significa essere a conoscenza di qualcosa di intimo e misterioso. La gemellarità (in inglese twinnedness) – la condizione di essere uno di due – reca una carica riservata, percepita solo vagamente dall’esterno. Tali legami sono il soggetto di “Split second” di James Cherry, espressione che si riferisce sia ai gemelli non identici che alla somiglianza e affinità sentita tra gli individui. «I gemelli trovano altri gemelli», spiega Cherry. Da qui un gruppo di quattro lampade prodotte a mano dall’artista che riflettono specularmente e fanno luce su quattro nuovi grandi disegni per condividere i ritmi della gioia privata con quelli oltre la sua sfera immediata. A completare l’esposizione anche 4 disegni di piccolo formato che rappresentano gli “appunti di viaggio” che l’artista ha realizzato durante il suo percorso a tappe da Los Angeles a Napoli, a integrare l’idea generale della mostra legata al concetto della dualità.
Le sculture luminose di Cherry, che appaiono anche semplicemente come “lampade”, sono vivaci e a forma di bulbo, apparentemente delicate come schiuma del mare, e sono similmente composte da una polpa organica: una combinazione di residui spazzati dal pavimento del suo studio mischiati a segatura, carta e gusci di cocco. Le loro sfumature sono realizzate attraverso reti di tessuto recuperate, tese su forme e dipinte con strati di resina. I corpi luminosi attirano Cherry per la loro capacità di condizionare la lettura dell’ambiente circostante. Alterando leggermente i toni e i contorni dello spazio in cui si trovano, mantengono un certo controllo sugli ambienti in cui sono inseriti (e pertanto, un controllo su come l’oggetto stesso sia visto). Spiega l’artista: «Realizzo i miei lavori per destinarli a tutti “gli altri”».
Allo stesso tempo, i suoi disegni appaiono come ricordi estratti da blocchi da disegno; Cherry ha sviluppato una struttura grafica costituita da un segno densamente intrecciato e sovrapposto, come quello di un bambino, per impedire agli altri una facile lettura. (VVB)
«Penso all’essere gemelli come a un’unità di tempo divisa in due, le cui parti vivono per sempre in parallelo. L’arte che realizzo esplora continuamente questa narrazione, ma ho pensato che sarebbe stato interessante visualizzare quel momento della creazione; rendere fisico il momento in cui un attimo nel tempo inizia a essere vissuto da due esseri simultaneamente. Cerco questa dualità nel mondo che mi circonda e negli scenari immaginari. Per me questa mostra è il risultato di ciò che ho provato nel farlo.
Essendo un gemello, ho vissuto la mia vita pensando all’altro fin dal momento del nostro concepimento. Penso costantemente a due entità piuttosto che a una. Sono interessato a esplorare due prospettive dello stesso argomento: un istante nel tempo, un’immagine, una persona, un pensiero; queste due diverse prospettive si caratterizzano reciprocamente in modo da inspirare me (e, spero, anche chi osserva le mie opere) in relazione al soggetto rappresentato in modi nuovi ed emozionanti.
Sono cresciuto in una piccola famiglia tra la periferia e la città di Chicago. Io e il mio gemello condividevamo tutto e lo facciamo ancora. Ho vissuto la mia vita come osservatore di una vita parallela creata simultaneamente accanto alla mia. Da bambino le nostre vite erano così identiche l’una all’altra che a volte mi sembrava di dover fare due scelte allo stesso tempo, oppure di dover prendere la stessa decisione due volte.
Questa mostra è un’opportunità di rivivere e rielaborare quella sensazione, di ricordare a me stesso quanto sia speciale essere gemelli, nella speranza di condividere con gli altri questa percezione.
Il mascherare e l’occultare sé stessi o un oggetto possono essere usati come mezzi per mimetizzarsi e non disturbare o interrompere. Credo che i gemelli possano essere in sintonia con questa idea, perché spesso siamo considerati come un’unità, soprattutto all’inizio della vita.
La nostra identità e quella che gli altri percepiscono si formano attraverso il confronto tra l’uno e l’altro, alla ricerca di caratteristiche che li contraddicono e in parte li contraddistinguono.
I gemelli rendono tutto ciò molto difficile: nascono con una qualità indistinguibile l’uno dall’altro. Noi naturalmente ci scambiamo anche tra noi.
Essere un ragazzo gay nel Midwest americano e frequentare la scuola pubblica mi ha costretto a nascondere il mio orientamento sessuale fino all’età post adolescenziale. Ero costantemente forzato a mostrare un certo livello di mascolinità (o di femminilità) come modo per ottenere conforto, sicurezza e accettazione. I gay sono spesso costretti a mascherarsi per adeguarsi alle norme della società. La vergogna, altrettanto facilmente, ci spinge a mascherarci per raggiungere la nostra accettazione personale.
Gioco con l’idea del travestimento in tutti i lavori di questa mostra: con le lampade, più ci si avvicina, più le variabili del processo diventano evidenti. All’inizio sembrano vetro, e poiché sono lampade c’è già l’aspettativa che siano effettivamente fatte di vetro. Ma man mano che ci si avvicina la verosimiglianza del vetro svanisce. Si può notare che sono realizzate con pigmenti di colla stesi sotto la resina a creare una trama di tessuto con tutti i suoi pelucchi e strappi; si genera così una forma che è unica per ogni esemplare.
I disegni invece sembrano fotografie a prima vista, ma è una sensazione che sbiadisce a una visione più attenta. Si notano parti dell’immagine che sono state cancellate: la macchia di quei segni aggiunge una consistenza e una storia che una semplice fotografia non potrebbe trasmettere.
Tessuto di scarsa qualità e di scarto sono stati impreziositi a sembrare vetro e avere una funzione. Immagini fotografiche presentate come disegni dettagliati. Materiali deboli come forti. Forme precarie come stabili e funzionali. Tutti questi elementi sono per me elementi di “mascheramento”. I lavori che realizzo hanno dei segreti che si rivelano con un ulteriore indagine e con il tempo. L’esperienza di essere un gemello è solitaria e idiosincratica, e il travestimento è un aspetto su cui spero di fare più luce.
Spero che questo lavoro permetta alle persone di connettersi a questi sentimenti unici». (JC)
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Nelle mitologie ancestrali, fino ad arrivare alla storia moderna, le civiltà e le popolazioni hanno mantenuto vive le credenze, i miti, le favole e i precetti filosofici legati alla figura dei fratelli gemelli. Per esempio gli Ashvin (i “cavalieri” o i “domatori di cavalli”) interpretati dagli indù come i Nasatya (i gemelli divini), i Dioscuri (come Castore e Polluce nella cultura greca) e Romolo e Remo, i fondatori e costruttori di Roma. La figura dei gemelli è un elemento chiave dei miti fondativi della nostra cultura e letteratura.
Per approfondire la questione della dualità e, di contro, dell’assoluto, gli Yoruba (gruppo etno-linguistico dell'Africa occidentale) tendono a credere che ogni essere umano sia in attesa della sua controparte spirituale. Nel caso dei gemelli, essi vengono a vivere simultaneamente e sono legati per sempre. Hanno bisogno di rispettarsi e di amarsi a vicenda per mantenere l’equilibrio e l’armonia.
James Cherry mette in evidenza...
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